Castello Colonna
Questo monumento, oggi castello, una volta abbazia, sorge in località Colli di San Pietro, sulle pendici occidentali del monte Vico Alvano. La zona dei colli, non a caso, in dialetto locale, è ancora denominata “’’N ‘coppa l’Abbazia”
L’abbazia di San Pietro a Cermenna, fu molto importante nel XIII secolo. Essa, pur dipendendo dalla diocesi di Sorrento, possedeva l’intero vico Alvano e molte terre limitrofe.
Nel 1549 è indicato in una bolla di Pio V, quale commendatario dell’Abbazia, un tal de Angrisano. Il complesso monastico, in quel periodo era ancora in grande attività. L’Abbazia è menzionata anche in atti del 1720, allorquando l’Arcivescovo di Sorrento Filippo Anastasio ottiene in commenda dal papa Innocenzo XIII l’Abbazia di San Pietro a Cermenna.
Nel 1791, però, l’Abbazia di San Pietro viene devoluta alla Corona Reale. Da quel momento la struttura dell’Abbazia cade in uno stato progressivo di abbandono, tanto che, nel 1850 il conte Eduardo Colonna Doria Del Carretto di Paliano, acquistatane la proprietà, costruisce sulle sue rovine l’omonimo castello. I lavori del castello saranno completati nel 1872. Oggi la struttura appare imperiosa e paragonabile alle storiche residenze fortilizie medievali. Così la costruzione è descritta mirabilmente nella sua struttura architettonica da G. Amodio: Essa Si articola in un corpo centrale che si eleva per tre ordini, fiancheggiato alla estremità meridionale e settentrionale da due bassi corpi, ove la settentrionale ospita le stalle.
Questa prosegue in una modesta cinta muraria merlata - ove si apre un portale ad arco ribassato – che si conclude in una sottile torre devastata in seguito alla sistemazione ad alloggio. Altre due torri, elevandosi con diversa ampiezza, si ergono, limitando il fronte settentrionale; una piccola torre, arretrata rispetto all’edificio, svetta isolata, segnando, a mò di cerniera, il passaggio fra le due ali principali del fabbricato. L’esterno del palazzo presenta a settentrione una facciata a tre ordini con una netta prevalenza dei pieni sui vuoti, che aumenta nel passaggio ai piani superiori.
La zona basamentale è caratterizzata da un porticato ad archi ciechi ribassati bucati da finestre ogivali sovrastanti una porta di ingresso, dalle protomi animali, poste lungo la terrazza sopra la stalla, fungono da gocciolatoi. Il secondo piano è, invece, ritmato da semplici monofore poggiate alla maniera toscana su una sottile ma vistosa fascia marcapiano, che corre lungo tutto l’edificio. Gli elementi architettonici che caratterizzano i vari ordini sono esasperati nelle facce della torre principale, alzando e allargando le aperture ogivali cieche e trasformando le monofore in slanciate quadriforme di cattedrali.
La facciata occidentale accoglie l’arcata di ingresso che, sovrastata da una balconata su mensole in ferro, permette l’accesso all’androne, voltato a crociera, arricchito da archi decorati da quadrifogli in stucco colorato; l’atrio è arricchito dall’armoniosa scala elicoidale.”
Oggi il castello rappresenta un dei simboli architettonici del territorio carottese. Molto bello è anche il parco verde che si estende intorno ad esso. Attualmente il castello è una frequentata attività recettiva suddivisa in tanti mini appartamenti privati, ed ospita un grazioso ristorante. Poco più a valle è stato costruito uno stabilimento balneare di grosso richiamo turistico.