Chiesa dell'Assunta
Nella piazza della contrada di Mortora fa bella vista di sé l’architettura barocca della parrocchiale dell’Assunta, realizzata nella proprietà Piscopo, nella seconda metà del ‘500 (1580), dopo un decreto dell’Arcivescovo Giulio Pavesi (1566). In realtà la chiesa fu costruita in sostituzione di un’altra, del XII sec., poco distante, che andò distrutta dai saraceni, che veniva chiamata Santa Maria di Galatea, perché costruita su un tempio pagano legato al culto di Galatea.
Nel 1593 l’Arcivescovo Donzelli conferì la Rettoria della chiesa al parroco Bartolomeo Piscopo con l’obbligo dell’omaggio (Majo) al Vescovo. A questa parrocchia furono attribuiti numerosi privilegi, proprio perché derivante dall’antichisasima chiesa di Santa Maria Galatea. E proprio nel XVI secolo fu istituita la Confraternita del Santissimo Sacramento.
Nel 1663 la confraternita venne trasformata in quella della purificazione di Maria Santissima. La chiesa, secondo la tradizione divenne parrocchia, per il miracoloso ritrovamento dell’antica statuetta della Madonna di Galatea da parte di una donna del posto. Nel 1657 venne rifatto l’altare maggiore in marmi policromi e l’anno dopo, su di esso, in una nicchia marmorea, venne collocata l’immagine della Madonna. Interessante la balaustra scopita nel 1767 da Baldassarre da LuccaVi è inoltre un pulpito pensile a baldacchino del 1745.
La pianta è a croce latina e l’interno è diviso in tre navate, con pilastri decorati da croci e soffitto a cassettoni realizzato nel 1672 dall’artista di Castellammare Felice Marrone, con splendidi decori e tre dipinti dello stesso periodo del pittore Andrea Malinconico raffiguranti l’Annunciazione, il presepe, e l’Assunzione (col ritratto del benefattore Renato De Masso che sino al 1677 fece realizzare tutti i lavori di rifacimento della chiesa con la collocazione di marmi e tele ).
Del medesimo artrista, nella navata destra vi è un quadro raffigurante la deposizione e nella sacrestia una Madonna dell’Assunta. Sempre in sagrestia è custodito un bassorilievo marmoreo del XVI sec. All’ingresso della sagrestia vi è invece un interessante portale ed una scultura di Carlo III di Borbone. Nella navata di sinistra vi è un quadro, della scuola del Solimena, che raffigura
Una Madonna con Bambino, Santi e le Anime del Purgatorio. Interessante pure un altare del XVIII sec. Ed il pavimento maiolicato. Vi sono inoltre una Natività della Vergine del XVII sec. E due tavole del XVI sec. Raffiguranti la Madonna del Rosario (del pittore Ambrogio Poo) e l’incontro di San Pietro e San Paolo (del pittore Auriemma e risalente al 1585. Intertessanti due acquasantiere all’ingresso del 1674 sorrette da una figura di aquila e sormontate da un cimiero con lo stemma dei Massa che l’avevano restaurata ed una fonte battesimale in marmi policromi del 1762. Come pure la cantoria e l’organo di metà ‘800 in legno lavorato.
La facciata è barocca con stucco bianco e giallo e presenta gli stemmi di alcune importanti figure ecclesiastioche come papa Leone XIII e del cardinale Borromeo e dell’arcivescovo di Sorrento Leopoldo Ruggiero. In alto alla facciata vi è l’icona della vergine Assunta risalente al 1888 con la scritta Assunta est Maria. il campanile fu costruito nel ‘700 e l’interno della chesa subì un consistente rifacimento nel 1744, mentre nel 1844 fu realizzato il pavimento in marmo.
Ma la cosa più interessante e che ha a lungo affascinato gli studiosi di questa chiesa rimane, come detto il suo antico nome. Una straordinaria sovrapposizione di culti pagani e cristiani, sembra aver caratterizzato l’antico edificio di Santa Maria di Galatea, con una Madonna protettrice del mare che sostituisce il culto verso la dea marina “Galatea” .
Galatea è una figura della mitologia greca, una delle cinquanta ninfe del mare, le Nereidi, figlie di Nereo e di Doride, la cui abituale residenza è in fondo all'oceano, con il padre, e che hanno il compito di assistere i marinai. Da notare che nella mitologia romana, Galatea era anche il nome della statua di una donna bellissima alla quale era stata donata la vita da Venere, dea dell'amore, in risposta alle preghiere dello scultore.
Nella zona di mortora vi era anche un’altra cappella, dedicata a San Marco, risalente al 1400 e di proprietà della famiglia Cangiano. La campana di questa cappella, quando questa fu diruta, venne fusa, e con essa si fabbricò la grande campana della Parroccia di S.Maria di Galatea.
Nella zona di mortora vi era anche un’altra cappella, dedicata a San Marco, risalente al 1400 e di proprietà della famiglia Cangiano. La campana di questa cappella, quando questa fu diruta, venne fusa, e con essa si fabbricò la grande campana della Parroccia di S.Maria di Galatea.